Area Archeologica centrale di Roma
Progetto di sistemazione dell’Area Archeologica Centrale di Roma
membro del gruppo di lavoro
Università degli Studi di Roma La Sapienza
Ateneo Federato delle Scienze Umane, delle Arti e dell’Ambiente
Dipartimento di Architettura e Progetto (DiAP)
responsabile della ricerca:
Raffaele Panella
gruppo di lavoro:
Orazio Carpenzano (DiAP)
Renato Masiani (DISG)
Paola Panarese (CORIS)
Clementina Panella (Dip. Scienze dell’Antichità)
personale di altre istituzioni:
Sabina Zeggio (Soprintendenza del Comune di Roma)
amministrazione:
Sabina Zeggio (Soprintendenza del Comune di Roma)
laboratorio e segreteria tecnica:
Centro Progetti DiAP – Maurizio Alecci
pubblicato su: Raffaele Panella, ROMA la città dei Fori, Prospettive Edizioni, Roma 2013.
Assumere via dei Fori imperiali come un elemento strutturale dell’area in senso urbanistico non significa affatto conservarne il manufatto che è una immensa diga fatta di resti antichi e di detriti che imperversa sulla parte più delicata del sistema urbano dei Fori. La conservazione dello status quo non risolve il problema della necessaria riunificazione dei Fori e quindi della riconoscibilità della “regola” urbanistica sulla base della quale sono stati realizzati i Fori, che sono il principale elemento da valorizzare. Non consente anche il riconoscimento degli organismi architettonici, poiché essi appaiono tagliati dall’enorme manufatto e ci sono stati consegnati dalle recenti esplorazioni archeologiche per pezzi e per frammenti che non potevano guardare all’insieme, sui quali per altro si è inteso comunicare l’indagine stratigrafica nel suo farsi; causando nell’osservatore disorientamento e appiattimento dei valori urbani.
Solo con un progetto è possibile definire la valorizzazione dell’Area Archeologica Centrale nella sua estensione e profondità, verificare la sua congruenza con gli obiettivi generali della città contemporanea, valutare la fattibilità anche economica delle singole scelte, distribuire i compiti fra le varie istituzioni e i vari operatori, reperire le risorse pubbliche necessarie e contemporaneamente definire i comparti sui quali richiamare l’attenzione dei privati, costruire un cronoprogramma. Valutare, infine, i ritorni sul piano economico e culturale di una operazione così grandiosa non solo per il maggior afflusso di visitatori e la maggiore spesa nell’accesso ai servizi, ma per l’implementazione delle imprese che forniranno i servizi e che si occuperanno del restauro e delle trasformazioni architettoniche.