Hallalunalalone
2006 - 2007
Allestimento scenografico per lo spettacolo HALLALUNALALONE
presso il Teatro Vascello in Roma
PROGETTO REALIZZATO
committenza:
Compagnia ALTROEQUIPE
Lucia Latour [coreografie]
Orazio Carpenzano [architetture]
David Barittoni [musiche]
Marco Donati [motion capture]
Mounir Zok [motion capture]
Flaviano Pizzardi [motion graphics]
Andrea Carfagna [regia video]
progetto:
Orazio Carpenzano
[LINK] http://altroequipe.org/
L’ambiente multimediale di HALLALUNALALONE è un’architettura tra reale e virtuale dove interagiscono la performance digitale, l’installazione spaziale e il programma coreografico live. Nel concepimento architettonico dell’ambiente prevale una fluidità tra la materia fisica e la materia digitale riflessa. Lo spazio non ha esistenza propria, è occupato dalla sua stessa mancanza di forma e non esiste come vuoto da riempirsi o come ente passivo da manipolare. Lo spazio è ambiente-programma dove avvengono quelle inter-azioni per cui il sistema diviene generatore inesauribile, continuativo, da vivere e pensare senza dover ricorrere alle usuali misure della relazione fra soggetto-corpo e oggetto-realtà-virtualità.
L’architettura è perciò l’ambiente autopoietico della danza dove l’organizzazione ricorsiva e iterativa, a mezzo di nurbs, attiva una nuova percezione della differenza e della distanza, “apre” ad un rapporto con lo spazio e il tempo che rifiuta il dominio e il possesso, offrendo cosi la possibilità di agire un programma informativo e performativo che lavora tra misura e dismisura e soprattutto tra diversi gradienti di densità della materia. L’architettura di Hallalunalalone diviene sistema di topologie dove nascono e si radicano transitoriamente un senso informativo dello spazio esteso che non annulla le differenze di densità dei corpi che lo agiscono, rivela qualcosa che appartiene alla nuova dimensione stereoplastica, fulcro della nostra ricerca, un’empatia tra le due matrici culturali e fisiche del reale e del virtuale oramai meravigliosamente confusi.
L’architettura è perciò l’ambiente autopoietico della danza dove l’organizzazione ricorsiva e iterativa, a mezzo di nurbs, attiva una nuova percezione della differenza e della distanza, “apre” ad un rapporto con lo spazio e il tempo che rifiuta il dominio e il possesso, offrendo cosi la possibilità di agire un programma informativo e performativo che lavora tra misura e dismisura e soprattutto tra diversi gradienti di densità della materia. L’architettura di Hallalunalalone diviene sistema di topologie dove nascono e si radicano transitoriamente un senso informativo dello spazio esteso che non annulla le differenze di densità dei corpi che lo agiscono, rivela qualcosa che appartiene alla nuova dimensione stereoplastica, fulcro della nostra ricerca, un’empatia tra le due matrici culturali e fisiche del reale e del virtuale oramai meravigliosamente confusi.