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Allalunalaloneh
2009
Allestimento scenografico per lo spettacolo ALLALUNALALONEH
presso il Teatro Vascello in Roma
PROGETTO REALIZZATO
committenza:
Compagnia ALTROEQUIPE
Lucia Latour [coreografie]
Orazio Carpenzano [architetture]
David Barittoni [musiche]
Marco Donati [motion capture]
Mounir Zok [motion capture]
Flaviano Pizzardi [motion graphics]
Andrea Carfagna [regia video]
progetto:
Orazio Carpenzano
con Alessandra Di Giacomo
[LINK] http://altroequipe.org/
In ALLALUNALALONEH, si assume il Nurboide, ossia un programma di particolari punti generatori delle curve del corpo fisico.
La scena viene occupata da una gigantesca ragnatela tridimensionale che serve a dare questa dimensione stereoplastica della Mobiligence, la stessa intelligenza che usa il ragno nel costruire, attraverso una struttura che viene generata dal suo stesso corpo, una struttura molto flessibile ma resistente come l’acciaio, che è la ragnatela.
In una condizione di assenza di gravità, la ragnatela ha delle traiettorie che servono, ovviamente, ad assorbire le tensioni che concorrono alla coesistenza organica del suo corpo in un ambiente che è fuori da una realtà “semplice” e sta dentro ad un ambiente più complesso, dove si originano sistemi di dati estremamente difficili da decriptare.
Un organismo che, anche qui, come sempre, include l’osservatore, e lo fa partecipare in forme sempre più complesse d’interazione percettiva. Tutto il lavoro mira ad eludere l’idea del senso dell’arresto e della perdita nei confronti delle cose e quindi di una contemplazione a favore di una destabilizzazione percettiva sempre partecipe di quello che accade nel complesso.
La scena viene occupata da una gigantesca ragnatela tridimensionale che serve a dare questa dimensione stereoplastica della Mobiligence, la stessa intelligenza che usa il ragno nel costruire, attraverso una struttura che viene generata dal suo stesso corpo, una struttura molto flessibile ma resistente come l’acciaio, che è la ragnatela.
In una condizione di assenza di gravità, la ragnatela ha delle traiettorie che servono, ovviamente, ad assorbire le tensioni che concorrono alla coesistenza organica del suo corpo in un ambiente che è fuori da una realtà “semplice” e sta dentro ad un ambiente più complesso, dove si originano sistemi di dati estremamente difficili da decriptare.
Un organismo che, anche qui, come sempre, include l’osservatore, e lo fa partecipare in forme sempre più complesse d’interazione percettiva. Tutto il lavoro mira ad eludere l’idea del senso dell’arresto e della perdita nei confronti delle cose e quindi di una contemplazione a favore di una destabilizzazione percettiva sempre partecipe di quello che accade nel complesso.