Centrale del Foro Italico di Roma
2022
consulente per l’architettura
committente:
Sport e salute S.p.A.
capogruppo:
Agenzia Rudy Ricciotti
Peluffo&Partners
consulenti per il progetto architettonico:
Orazio Carpenzano
con
Studio Dismisura
Andrea Parisella
gruppo di lavoro:
Rudy Ricciotti, Marco Arioldi, Romain Ricciotti, Gianluca Peluffo, Domenico Faraco, Gabriele Filippi, Prof. Arch. Orazio Carpenzano, Arch. Fabio Balducci, Arch. Paolo Marcoaldi, Arch. Andrea Parisella, Ing. Matteo Gestri
progetto del paesaggio:
Arch. Cristiana Costanzo
aspetti strutturali:
Lamoureux & Ricciotti ingénierie
aspetti impiantistici e sostenibilità:
G.P.A. s.r.l.
localizzazione:
Roma (RM)
A Roma, e al Foro Italico in particolare, non respiriamo semplicemente la sovrapposizione di storia e opere straordinarie, ma anche un recente passato di ricerca strutturale coraggiosa, innovativa, espressiva, una sorta di genealogia michelangiolesca e borrominiana, che ha trovato in figure come Pier Luigi Nervi il suo esprimersi tecnologico e formale ai massimi livelli internazionali nella storia. Questo respiro innovativo ci ha spinto a proporre una nuova immagine dello Stadio Centrale, che fosse la sintesi progettuale, strutturale e architettonica, di una necessità pragmatica come una copertura da sovrapporre allo Stadio esistente, e dall’altra parte una sorta di volto e carattere dell’edificio stesso all’altezza dell’area in cui è posizionato. Per questo il tema archetipico e mitico del Porticato Colonnato classico e del Peristilio (manca un’argomentazione che leghi le due frasi e appoggi la nostra posizione. Si potrebbe trovare una fase che esprima la necessità di trovare un legame tra contesto e patrimonio classico e volontà di trovare une tensione formale, una distorsione nell’armonia, capace di introdurre carnalità e voluttuosità alla trivialità di una risposta rigorosamente tecnocratica). Di fronte a questa scelta, che entra subito nel cuore della questione monumentale e ambientale, le due chiavi progettuali e tecniche si collocano nella relazione tra la struttura verticale del colonnato e la copertura orizzontale, nella forma delle colonne e nel rapporto con il mondo che circonda l’edificio: natura, città eterna, statue, respiro metafisico e razionalista. La prima scelta è stata quella di conferire una “snellezza” alle colonne, quindi di puntare all’idea di peristilio come foresta o canneto, così vicino all’immaginario fondativo romano, piuttosto che sul gigantismo di pochi elementi, più riconducibile ad una retorica oramai orfana di ideologie. L’altra azione, che sta dentro l’idea di appartenenza e dialogo con la natura, qui rappresentata da Monte Mario, dal Tevere, dalla meraviglia dei pini del Foro Italico, è quella di donare a queste colonne una doppia percezione: se da lontano prevalgono esilità e lievi sovrapposizioni percettive, avvicinandosi si comprende la loro forma diversificata e vegetale, osteografica e muscolare, in dialogo con le statue e i pini attraverso un linguaggio contemporaneo in un tempo ripetuto. La struttura a lacunari attraversa il Mediterraneo e l’Europa nei secoli. La scelta di questa soluzione per la nuova copertura deriva prima di tutto da una esigenza prestazionale, strutturale e tecnologica, in funzione delle ampie luci, dell’apertura centrale e in ordine a una buona efficienza ortogonale degli sforzi, unitamente all’esigenza di alleggerire l’intero orizzontamento sommitale. L’isolamento ambientale acustico, sia dall’esterno verso l’interno che, ovviamente, nel senso opposto di emissione del rumore, è stato risolto prima di tutto attraverso la copertura e i vuoti del solaio ortotropo, che nascondono nel fondo di ogni scavatura una superfice isolante oltre che i sistemi di illuminazione, e attraverso l’inserimento di una grande tenda interposta tra lo spazio interno e il peristilio. La tenda costituirà un vero e proprio strumento di mediazione simbolica tra il contenuto e il suo contenitore attraverso testi, immagini e suoni.